OH LA PARIS FASHION WEEK
Si è appena conclusa la Paris Fashion Week settimana della moda più chiacchierata dell’anno e il brusio di R mosce su Kangol in feltro rosso imbarazzo già si fà sentire.
Siamo ormai abituati ai mix and match di potpourri dattilografici che la stampa piazza nel web, trend, must have e tweet schizzofrenici d’influencer che si rubano a gomitate la prima fila della notorietà. Ci piacerebbe per una volta, leggere qualcosa di nuovo e non i soliti CONTRL C CONTRL V ben studiati per indurci la prossima stagione ad innaffiare letteralmente il nostro guardaroba perchè il MUST HAVE sarà il FLOWER PRINT delle campagne Olandesi.
La moda è show. arte e intrattenimento, è convinzione ovvero la stessa che ti farebbe uscire di casa per andare a fare la spesa senza passare inosservata, vestita by NOIR KEYR NINOMYJA un'ibrido tra mondo vegetale, high tech e supereroe.
Da addetta ai lavori ho partecipato a moltissime Fashion Week con la speranza di portare a casa la parte migliore ovvero quella creativa ed ironica.
Dopo questa breve premessa quanto segue sono umili ed ironiche considerazioni sulla settimana della moda Parigina in corso.
Partiamo dalla scenografia della Maison Dior realizzata da Johanna Vasconcelos, artista contemporanea portoghese, non entro nel merito artistico dell’opera, per me è stato un mero viaggio psichedelico nel giorno del mio Buon Non Compleanno rovistando insieme allo stregatto e il brucaliffo nel guardaroba di Juliette Gréco ed Édith Piaf. Scenografia strepitosa, meno gli epitaffi sulle t-shirt della Maison. Dopo l’uscita della Ferragni a San Remo, il web si è scatenato, trasformando gli slogan stampati su t-shirt in cotone egiziano, in veri e propri meme:
PENSATI POVERA
NELLA TIELLA RISO E COZZE NON SI METTE LA ZUCCHINA
INTER MERDA
Amo quando il pubblico digitale è spietato ed ironico.
Proseguiamo.
Notizia dell'ultima ora, ripescato dal Giurassico, rivedremo in passerella Pier Cardin, non sò cosa aspettarmi se non un tuffo al cuore e nel passato con la voce di mia madre che riecheggia per tutta casa, cosi :
“Veronicaaaaaaaaa non giocare con il mio Bubble Dress di Cardin”
Mia madre lo amava, l’attesa è alle stelle.
La narrazione Parigina si fà interessante mettendo in scena la Favola Distopica di Jean de la Fontaine rivisitata da Coperni .
Nella scorsa Fashion Week ricorderemo tutti l’abito spray materializzatosi sul copro della bella Hadid che ha fatto vacillare anche i più convinti monogami, non era semplice rispondere al confronto ma Coperni non delude le aspettative facendo sfilare cani robot giallo fluo al servizio di modelle in versione capuccetto nero.
Che si parli di binomio uomo macchina, della favola del lupo e agnello. di moda e tecnolgia, non importa, il fatto è che la messa in scena è stata realmente d’impatto al limite tra minaccia, servilismo e passionalità, ma non ho ancora capito se mi sia piaciuta. Ora aspettiamo solo di vedere la loro meteorite bag lanciarsi sul mercato come un fossile lunare e atterrare direttamente negli armadi delle fashion victim.
In ultimo vorrei citare lui Demma Gvasalia, torna a sfilare per la Maison Balenciaga dopo lo scandalo “Orsacchiotti Bondage” inseriti nella sua ultima campagna pubblicitaria. Il circo della moda ne ha parlato sino allo sfinimento ma questa volta il “parlane male purché se ne parli” non è stata un operazione di marketing, l’accusa è grave e seria, nessuno ha potuto chiudere ne l’occhio destro ne quello sinistro e il Sig. Demma dopo la fustigazione pubblica durata mesi ritorna con prostrazione e pentimento a sfidare la passerella parigina.
Il risultato, un total black castigato che posa le ginocchia su ceci in segno di perdono per quello che è stato, giromanica e volumi ampi nel suo stile ma con diversa intenzione forse quella che gli abiti hanno la capacità di cambiarci. Non so voi ma il messaggio che ho colto è stato della lezione imparata e del poteva finire peggio. Look sottotono, spazio asettico e concept clean. Purificazione?
Per concludere un bacio e alla prossima!
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